Tre toscani in top ten nella classifica dei 100 migliori vini al mondo
Come ogni anno Wine Spectator Magazine, la più prestigiosa rivista internazionale dedicata alla cultura del vino, Wine Spectator, ha pubblicato la sua consueta classifica dei 100 migliori vini del mondo. Nel 2021 avevamo sottolineato il grande successo dell’enologia Made in Italy esaltando il ventesimo posto del Chianti Classico 2018 di Badia a Coltibuono: un risultato straordinario, che come in molti casi andava a premiare la vocazione e la tradizione di un intero territorio. In una classifica guidata dal Dominus Estate della Napa Valley, i vini italiani ottenevano 23 posizioni su 100, confermando la qualità delle uve e l’estrema varietà delle DOC e DOCG di tutta la Penisola.
I migliori vini del 2022 secondo Wine Spectator
Il 2022 conferma il momento d’oro dei vini italiani, che compaiono 20 volte tra i primi 100 posti ma sembrano ottengono migliori risultati in classifica: se nel 2021 potevamo vantare il quinto posto di Le Chiuse (Brunello di Montalcino) e l’ottavo del Cavallotto Barolo della Tenuta Bricco Boschis, entrambi del 2016, stavolta i vini italiani a comparire in top ten sono tre. Subito dietro al vincitore, lo Schrader Cellars Cabernet Sauvignon di Oakville Double Diamond (2019), sul secondo gradino del podio figura Fattoria dei Barbi con il suo Brunello di Montalcino Riserva 2016; completano il terzetto dei nostri portabandiera il Tignanello 2019 di Antinori al quinto posto e il Saffredi 2019 di Fattoria Le Pupille.
La Toscana sugli scudi
L’ottimo risultato del vino italiano ha come indiscussa protagonista la Toscana: otto dei venti vini italiani appartengono a Denominazioni toscane, che ottengono addirittura sette piazzamenti tra i primi 30 vini del mondo. Un risultato straordinario, secondo solo all’irripetibile performance del 2018: quattro anni fa il vino dell’anno fu il Bolgheri Sassicaia 2015 di Tenuta San Guido, mentre Castello di Volpaia Chianti Classico Riserva 2015 si classificò terzo.
La classifica di Wine Spectator top 100 conferma lo straordinario momento delle produzioni Made in Tuscany, reduce dal trionfo del Gambero Rosso 2023 dove aveva ottenuto 98 etichette premiate con i “Tre Bicchieri”, davanti alle 76 del Piemonte e alle 43 del Veneto.
Anche per Wine Spectator il secondo posto a livello italiano spetta al Piemonte, grazie al Barbaresco Muncagota Riserva 2017 dei Produttori del Barbaresco, capace di ottenere il 40° posto al mondo. Piacevoli sorprese arrivano dal Friuli, grazie al Pinot Grigio Collio 2020 di Livio Felluga (44° posto) e dalla Basilicata, grazie all’Aglianico del Vulture 2019 di D’Angelo (49° posto).
Il podio del Made in Tuscany
Dopo aver passato in rassegna i risultati, ci pare giusto presentare le motivazioni che hanno portato i tre vini toscani in top ten. Ecco quindi – tradotta – la presentazione che ne fa Wine Spectator sul suo sito, con qualche consiglio su come gustarli al meglio:
Fattoria dei Barbi Brunello di Montalcino Riserva (2016)
Nonostante le sue vibranti e suggestive note di ciliegia, ribes, erba e minerali, il tannino è ancora molto intenso. Un vino elegante, con un denso strato di tannini polverosi a custodire il finale. Vi consigliamo di aspettare, per gustarlo al meglio tra il 2026 e il 2043.

Antinori Toscana Tignanello (2019)
Un rosso morbido ed elegante, esaltato da aromi e sapori di ciliegia brillante, ribes nero, violetta, tabacco, ferro e spezie di quercia. Sebbene sia già ora fluido e accessibile, si tratta di un vino ben strutturato e dotato dell’equilibrio adatto per invecchiare ed essere approcciato dal 2025 al 2042.
Fattoria Le Pupille Toscana Saffredi (2019)
Un rosso intenso e levigato, i cui aromi e sapori di ribes nero, mora, prugna, violetta e spezie di quercia si sposano bene con la struttura densa, mostrando una lunghezza formidabile. Molto concentrato ed equilibrato, richiede alcuni anni per strutturarsi: se ne consiglia la degustazione tra il 2024 e il 2037.


