Come fare personal branding: sette scatti a Ferruccio Valentini

Ferruccio Valentini

Il miglior personal branding è quello che si fa involontariamente: in un mondo in cui siamo bombardati da testimonial, l’autenticità rimane un valore insuperabile. Forse è anche per questo che la storia di Ferruccio Valentini ci è sembrata così coinvolgente.
Il miglior personal branding è quello involontario

“Sono stato guardiacaccia, boscaiolo, malgaro, ristoratore. Poi sono andato in pensione, non ce la facevo più a inventarmi lavori che assomigliassero il più possibile alla libertà”

Ferruccio Valentini

Personal branding: le persone fanno le storie

Sono le emozioni che viviamo e comunichiamo agli altri a rendere unica ogni narrazione: conoscere le persone significa capire meglio i luoghi che le circondano, soprattutto se vivono in un’armonia particolare, quasi sinergica, con lo spazio che hanno scelto di abitare.

Ferruccio Valentini, per tutti Fèro, vive a Tuenno un piccolo paese della Val di Non. Si definisce “l’unico abitante della Val di Tovel”, una delle zone più incontaminate del Parco Naturale Adamello-Brenta. Quando gli si chiede se si senta solo, ci risponde perentorio e sorridente: “Solitudine? Nel bosco e in montagna non si è mai soli. E non ci si annoia mai”.

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Per capire Féro, sono forse più importanti i silenzi che le spiegazioni: anche perché ogni parola è un recinto che limita i significati. E a Ferruccio le limitazioni non sono mai piaciuti, tantomeno per spiegare i suoi mestieri della montagna: boscaiolo, malgaro, raccoglitore di funghi, scopritore di fossili, sapiente preparatore di erbari.
Proprio le proprietà terapeutiche di alcune piante, sperimentate sugli animali quando era ragazzino, hanno reso Ferruccio una figura apprezzatissima e ricercata anche da molte aziende: si affidano a lui per raccogliere erbe alpine da esportare in tutto il mondo per farne infusi calmanti, tisane lenitive o unguenti cicatrizzanti.