Un vigneto nel biodistretto toscano coltivato secondo la filosofia di Slow Wine Fair

A Bologna arriva Slow Wine Fair, la fiera del vino buono, pulito e giusto

Dal 27 al 29 marzo si terrà a Bologna Sana Slow Wine Fair, la manifestazione internazionale dedicata al vino “buono, pulito e gusto”. Per tre giorni, BolognaFiere ospiterà talk, degustazioni e workshop centrati sul mondo del vino e sul rapporto simbiotico tra uomo, vigna e natura. Ne parliamo con Maddalena Schiavone di Slow Food, che ci racconta sfide e obiettivi dell’appuntamento bolognese.

Cosa significa per voi promuovere una cultura del vino “buono, pulito e giusto” ?

Per Slow Food promuovere la cultura del vino “buono, pulito e giusto” è un pilastro fondamentale del movimento Slow Food e del progetto Slow Wine Fair. La storia di Slow Food infatti parte nel 1982 quando Carlo Petrini con un gruppo di amici fonda la Libera e Benemerita Associazione degli Amici del Barolo, per produrre un piccolo catalogo di vini narrati tramite i loro occhi.

Sarà nel 1988 che il neonato Arcigola Slow Food, in collaborazione con Gambero Rosso, pubblica la prima edizione della guida ai Vini d’Italia, un paio di anni dopo lo scandalo Metanolo, uno dei momenti più bui della storia del vino italiano. La spinta a questo progetto è stata la volontà di porre l’attenzione su tutti i produttori che lavorano in maniera onesta.

Slow Wine Fair: la filosofia e il programma

Cosa significa per voi promuovere una cultura del vino “buono, pulito e giusto” ?

Questo desiderio di promuovere una cultura del vino “buono, pulito e giusto” non è mai terminata e questo progetto è la naturale evoluzione di una filosofia che ci ha permeato dall’inizio e che è passata per la costituzione nel 2002 della Guida Slow Wine.

Fortunatamente siamo lontani dagli anni dello scandalo del Metanolo, ma non per questo viviamo in un momento meno difficile. La crisi climatica ed economica che stiamo vivendo deve e può essere fronteggiata tramite una linea comune e un’alleanza tra produttori, distributori, enotecari, consumatori ed qui è nata l’idea della Slow Wine Coalition e l’idea di scrivere un Manifesto comune.

Crediamo, infatti, che il vino debba essere l’espressione di un territorio, in cui la produzione sia sostenibile sia dal punto di vista ambientale, non impattando sul paesaggio, sia in maniera economica. Una sostenibilità economica instaurata anche sul rapporto virtuoso con i propri dipendenti e le comunità con cui essa interagisce.

Slow Wine Fair: la meraviglia di gustare un vino buono, pulito, giusto

Come si articolerà Sana Slow Wine Fair?

Sana Slow Wine Fair avrà luogo a Bologna tra il 27 e il 29 Marzo e si candida a essere un appuntamento annuale per riunire appassionati e professionisti del settore. Il programma è fitto di eventi, con diversi incontri già nella settimana antecedente. Dal 22 Marzo saranno disponibili online tre convegni per parlare delle sfide della transizione ecologica nella produzione vinicola e capire quali spunti dare per migliorare l’impronta energetica, diminuire l’impatto ambientale e salvaguardare la dignità economica della cantina e delle comunità connesse ad esse. Partecipano più di 500 cantine italiane, 62 dal resto del mondo: Montenegro, Grecia, Cile, Argentina. Inoltre sono previste nove Masterclass che presenteranno i vini della Borgogna, Champagne, Cina e Sud America, un’occasione unica per poter assaggiare e conoscere terroir particolari.

Carlo Petrini, presidente di Slow Food, alla presentazione di Slow Wine Fair, ha detto che ci troviamo davanti a una nuova fase storica. «È giunto il momento di lasciare spazio alla cooperazione e alla condivisione – ha spiegato – perché una società fortemente competitiva non può raggiungere gli obiettivi della transizione ecologica. Come si declina in concreto questo approccio? E come lo svilupperete nei giorni della Fiera?

La Slow Wine Coalition nasce proprio con l’intento di unire le forze dei tre soggetti principali della filiera: produttori, appassionati di vino e commercianti – dai ristoratori agli enotecari, passando per i distributori – e quindi è una rete solidale e collaborativa. Solo così, grazie alla condivisione dell’ideale di un vino che possa fare bene al pianeta possiamo incidere nel cambiamento dell’agricoltura. Nei giorni della Slow Wine Fair avremo uno spazio dedicato proprio alla costruzione della rete e alle attività di cui si dovrà occupare attraverso svariate attività, questo spazio si chiama Slow Wine Arena, nel padiglione 15, e vedrà sia i vignaioli provenienti da 18 paesi differenti sia quelli italiani confrontarsi su argomenti diversi scelti dalla rete stessa durante dei momenti di incontro partecipativo.

Abbiamo già parlato, in una recente intervista, di come il vino buono non nasca “in vigna”, ma all’interno di un ecosistema più ampio. Il patrimonio boschivo, l’allevamento rispettoso degli animali, il rispetto della fauna sono tutti aspetti che incidono anche sulla qualità dell’uva. Questa consapevolezza sembra essere aumentata anche presso i consumatori: avete dei dati che confermano questa impressione?

I dati che abbiamo sono quelli relativi alla guida Slow Wine, su 2.000 cantine recensite in 12 anni abbiamo avuto un aumento oltre il 50% di quelle certificate bio o in fase di conversione. Insomma, è in atto un fenomeno virtuoso di crescita della sensibilità sia tra i produttori sia tra i consumatori. Abbiamo poi esempi di cantine che hanno saputo integrare, oltre a una produzione ecologicamente impeccabile, una visione più completa dell’agricoltura. Penso a La Vrille in Valle d’Aosta con l’allevamento di animali come pecore, capre e oche. O a Corzano e Paterno in Toscana, che oltre alla coltivazione della vite ha un gregge consistente di pecore e un caseificio in azienda che produce formaggi di assoluta eccellenza. Altro esempio è quello di Villa Bucci nelle Marche che oltre a realizzare dei verdicchio di eccelsa qualità coltiva anche grano bio che è acquistato da alcune delle principali aziende artigiane di produzione pasta.

Cosa può fare un’azienda agricola per tutelare e incoraggiare la biodiversità?

Intanto può cercare di dedicare parte dei propri terreni a coltivazioni o usi differenti da quelli della coltivazione della vite. Un esempio bello è quello di Gravner che ha deciso di realizzare una zona umida al confine dei propri terreni per far nidificare gli uccelli e avere così animali che contrastassero gli insetti onde evitare di riempire i filari di insetticidi. Oppure Elio Grasso che in Langa ha comprato un bosco e così lo mantiene, piccolo polmone tra i filari. Poi il primo pensiero va sempre al suolo, risorsa preziosa e non rinnovabile, al mantenerlo protetto e averne cura coprendolo con inerbimenti e sovesci.

Parlando di Slow Wine Fair, anche il Ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Stefano Patuanelli ha dichiarato che «Ci sono cose che non si possono misurare con i dati: penso al valore sociale delle osterie o al vino, che non è soltanto Pil o un prodotto da piazzare sul mercato, ma cultura». Come costruire (o ricostruire) questo senso di comunità a partire dal vino?

Bevendo (insieme)? 🙂
Un vino che faccia bene al pianeta è anche un vino che aiuta a costruire comunità e socialità. Ci sono aziende che grazie alla loro presenza in zone considerate marginali dal punto di vista economico mantengono in vita interi territori. Il vino è tavola, unione e partecipazione, un processo di produzione che coinvolge molte persone, rappresentazione di territori, una scusa per incrociare le gambe sotto al tavolo, insieme. La comunità parte dallo scambio e dalla curiosità. Per questo motivo nasce la rete della Slow Wine Coalition.

Comunicare il vino slow: come raccontarsi ad addetti ai lavori, appassionati e aziende agricole?

È decisivo che questo messaggio esca dai soliti canali tradizionali perché il rischio concreto è quello di cantarsela e suonarsela da soli. Il vino spesso è comunicato in modo un po’ polveroso, anche nelle declinazioni più social, solo attraverso i suoi aromi e gusti, cosa che ne fa una materia per iniziati, che usano parole francamente incomprensibili per i più. C’è bisogno di cambiare la narrazione.

Nei dibattiti nella Slow Wine Arena, ci sarà una viticoltrice dal Cile, Carolina di Viñedos Herrera Alvarado che proprio ieri, in preparazione al dibattito su “le progettualità sociali nel vino”. Carolina mi parlava di portare una poesia rappresentativa del suo modo di fare vino e che l’incontro della rete vorrebbe che fosse “un gran racimo de uva llenos de aportes desde lo social y colectivo” (un grande grappolo d’uva pieno di contributi sul tema del sociale e della comunità). Quindi partiamo dal raccontarci tra produttori, addetti ai lavori e consumatori, con il proposito di capire quali siano i bisogni reali e cercare soluzioni concrete, ma anche ispirazione tra le storie di chi vede il vino nello stesso modo.