Scegliere il nome di un ristorante è un lavoro complesso che può determinare a determinare il successo dell'attività

Come scegliere il nome di un ristorante ?

Abbiamo già parlato di quanto il naming di un prodotto sia fondamentale per decretarne il successo

Nel mondo del vino questo avviene attraverso varie strategie: allacciarsi alla storia o alle tradizioni di un territorio; evocare il vitigno o la denominazione di provenienza; comunicare autorevolezza e continuità o, al contrario, irriverenza e freschezza. Si tratta in ogni caso di decisioni che devono considerare la storia del marchio, i canali distributivi del prodotto e le abitudini del target individuato. 
Scegliere il nome di un ristorante – o di una qualsiasi attività fisicamente localizzata – segue per certi versi le stesse dinamiche. Anche in questo caso la definizione del pubblico di riferimento è sicuramente il passo principale, da cui dipenderanno le scelte sul pricing, sulla proposta enogastronomica e sull’intera visual identity.

Il marketing

Nel nostro articolo, parleremo soprattutto di come scegliere il nome di un nuovo ristorante: il lavoro sulla brand identity, sull’arredamento e sul menù in questi casi deve necessariamente mediare tra il bisogno di continuità e gli stimoli a marcare una cesura con quanto fatto in passato. 

Come scegliere il nome di un ristorante: il target e la proposta gastronomica

Un adagio sempre calzante nel mondo del marketing è: “Voler parlare a tutti significa non parlare a nessuno”. Davanti a un pubblico sempre più consapevole e capace di informarsi facilmente, l’offerta gastronomica deve essere indirizzata verso un target specifico: mirare al pubblico generalista può funzionare solo in particolari contesti, ma solitamente non è una strategia che valorizza la qualità dei prodotti né mira a fidelizzare la clientela. Un pubblico affezionato è un pubblico più propenso a sperimentare i nuovi menù, a fare da ambassador al ristorante e ad aiutarne il radicamento sul territorio. Allo stesso modo, definire con cura la proposta gastronomica è necessario per posizionarsi nella mente dei clienti e far capire immediatamente la qualità della proposta: un ristorante che fa specialità di mare, specialità di carne, cucina regionale e piatti fusion non offre un menù chiaro, e inevitabilmente dà l’impressione di “saper fare tutto, ma non eccellere in niente”.

Collegarsi al territorio

I riferimenti a elementi storici, tradizionali o diffusi nella cultura popolare sono particolarmente adatti a trattorie, osterie e realtà che vogliono ribadire il rapporto con il territorio. In questo modo si comunicano genuinità, semplicità e rispetto delle tradizioni: valori che vengono immediatamente associati anche alla cucina, che ci si aspetta essere altrettanto schietta. 
Anche i ristoranti di lusso negli ultimi anni hanno spesso scelto nomi “popolari” (es. l’Osteria Francescana di Massimo Bottura). In questi casi si tratta di un’associazione ideale che vuole ribadire l’attenzione alla qualità degli ingredienti, la scelta di prodotti a filiera corta e la capacità di recuperare e reinterpretare la cucina tradizionale. Sono l’autorevolezza dello Chef e la cura dei dettagli a fugare ogni dubbio sul target che si vuole raggiungere e a definire l’identità e il target del ristorante.

Quali errori evitare nel dare il nome a un ristorante?

La scelta del nome è in parte una scienza, in parte un gioco. Si tratta di una decisione che passa anche dal gusto personale, dall’istinto, dall’emozione che un gioco di parole o un’immagine evocativa può suscitare; in altri casi un nome scelto con poca convinzione si consolida lentamente, ripetendolo giorno dopo giorno, fino a sembrare a posteriori l’unica scelta logica possibile. Spesso non è importante scegliere il nome giusto, quanto evitarne uno che si rivela decisamente sbagliato perché difficile da ricordare, cacofonico o “debole”. Ecco quindi alcuni consigli su cosa non fare quando dobbiamo scegliere il nome di un ristorante.

  • Evitare nomi troppo lunghi o difficili da scrivere: anche per facilitare l’indicizzazione sui motori di ricerca.
  • Valutare con molta attenzione giochi di parole o adattamenti dall’inglese: in molti casi “italianizzare” un termine significa renderlo incomprensibile al target italiano e al pubblico internazionale. 
  • Evitare gli acronimi: per quanto facili da scrivere, rendono più difficile la memorizzazione e non aiutano la presenza digital dell’attività.
  • Evitare riadattamenti di attività commerciali rinomate o accostamenti impropri: oltre ad apparire poco professionali si rischia di incappare in cause legali per violazione del copyright, trovandosi poi a dover cambiare tutta la visual identity (insegna, menù, tovagliato, etc.)

Scegliere il nome di un ristorante: alcuni esempi

Come abbiamo visto, gli aspetti da tenere in considerazione per scegliere un nome adatto alla propria attività sono innumerevoli. Proviamo quindi a riassumerli in quattro macrocategorie, riportando per ciascuna di queste due case studies che raccontano il relativo processo di naming. 

  1. Evocare la proposta gastronomica o il tipo di cucina
  2. Ribadire il rapporto tra ristorante e territorio
  3. Richiamare i valori caratteristici dell’attività e dei fondatori

Sottolineare un concept che declina l’approccio attraverso proposta gastronomica, storia e peculiarità.

Evocare la proposta gastronomica

Un nome che suggerisce immediatamente i piatti o la tipologia di locale chiarisce immediatamente al potenziale cliente l’offerta che si troverà davanti: una disambiguazione utilissima per far conoscere una nuova realtà. 

RossoCrudo

Un nome semplice, immediato e capace di presentare subito la cottura: rossa e “al sangue”, così deve essere la bistecca alla fiorentina nella sua ricetta originale. Ecco quindi che RossoCrudo diventa il nome perfetto per un ristorante che fa delle specialità toscane il suo tratto distintivo. Il modo perfetto per far capire ai potenziali avventori il rispetto delle tradizioni culinarie, oltre che per distinguersi in mezzo alla sterminata offerta gastronomica che il centro di Firenze propone. 

BIXTROT 

“Bistrot” è un termine francese per indicare un’osteria o, per estensione, un luogo di ritrovo dove mangiare e passare il tempo in modo informale come un caffè o un pub. Da questa suggestione, unita alla volontà di creare uno spazio conviviale e a una proposta gastronomica informale ed elegante, nasce Bixtrot, un originale ristorante situato a Terranuova Bracciolini (AR). La X aggiunta al nome è una scelta pensata per varie ragioni: la necessità di un nome facile da ricordare e da scrivere; la reperibilità di un dominio semplice e le frontiere inesplorate in termini di SEO; le possibilità grafiche che si aprivano e gli sviluppi che la X poteva fornire per giochi di parole (es. Excellence Experience) da utilizzare nel payoff e nei vari contenuti testuali. 

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CHIC NONNA

Premiato a pochi mesi dalla sua apertura con la Stella Michelin 2023, Chic Nonna è una delle novità più interessanti dello scenario fiorentino: merito dello Chef Vito Mollica, dell’incredibile location, Palazzo Portinari Salviati e, in piccola parte, anche di un nome davvero accattivante. Mettendo accanto due termini solitamente antinomici, Chic Nonna presenta immediatamente la sua proposta gastronomica in quello che è un vero e proprio manifesto: sapori classici e tradizionali, rivisitati in una versione più elegante e contemporanea grazie all’estro di Mollica. Come spiega anche Michelin, “l’obiettivo è l’ideazione di menù stagionali di impronta tradizionale ma dal gusto internazionale, presentati con uno stile di alta cucina”. Un obiettivo decisamente raggiunto, nelle parole e nei fatti.

Collegare il ristorante al suo territorio

Ribadire il legame con il territorio, le sue tradizioni e la sua storia è una scelta molto saggia in termini di naming: in questo modo l’attività si collega idealmente alla tradizione e acquisisce un valore aggiunto legato ai concetti di memoria, autenticità, genuinità.

OSTERIA IL TUSCANICO
Situata all’interno della tenuta Fontanelle Estate di Castelnuovo Berardenga, Osteria Il Tuscanico è uno dei più apprezzati ristoranti di cucina toscana del Chianti Senese. La scelta del nome va di pari passo con la necessità di radicarsi sul territorio. Il termine “Tuscanico” riporta immediatamente alle origini della regione: già Vitruvio nel I secolo AC lo utilizza per indicare un ordine architettonico tipico dell’ambiente etrusco. Un elemento figurativo che richiama le forme del capitello dorico, e che a sua volta sarà codificato dagli architetti rinascimentali come parte di quello “stile toscano” che si stava facendo nuovo canone artistico. La scelta del nome richiama una tradizione ancorata al nostro immaginario comune, ma anche immediatamente comprensibile a un pubblico straniero per l’assonanza Tuscanico / Tuscany.

L’ORTONE

L’Ortone è un rinomato ristorante fiorentino, inserito nel 2023 tra le 50 trattorie migliori d’Italia; la storia legata al suo nome è particolarmente curiosa ed è un ottimo esempio di come si possa attingere alla storia per ribadire il radicamento territoriale di un’attività. Piazza Ghiberti un tempo era la zona agricola del convento delle monache di Santa Verdiana, chiuso alla città e invisibile agli occhi dei fiorentini; un grande orto segreto, non a caso poi sostituito dal mercato di Sant’Ambrogio, che la toponomastica ha voluto ricordare intitolando a questo “Ortone” una via poco distante. La scelta di recuperare questo nome, e presentare la storia nella prima pagina del menù, è un intelligente modo per rimarcare il collegamento con la storia, la cucina e le tradizioni di Firenze.

Collegarsi ai valori

Definire immediatamente i valori di un ristorante significa presentare una componente etica che va di pari passo con la qualità della proposta gastronomica: la conduzione familiare e la collaborazione con attività no profit sono solo due esempi di come un’attività possa differenziarsi anche attraverso un approccio che va ben oltre la scelta del menù.

Le Pietre Serene 

Situato a Loro Ciuffenna (Arezzo), Le Pietre Serene è un ristorante a conduzione familiare che vuole far “sentire a casa” i propri ospiti. L’atmosfera conviviale, l’informalità del servizio e gli ambienti rustici non vogliono evocare la tipica fattoria toscana, quanto recuperare la storia del casale e proporla agli avventori. Anna Maria e Letizia, accompagnate dall’esperto Chef Francesco Pasquini, hanno pensato che il modo migliore per rendere unica la propria attività fosse proprio riprendere l’antica vocazione della fattoria, un tempo punto di riferimento dei contadini della zona grazie al suo frantoio. Il nome “Le Pietre Serene” richiama proprio le pietre del casale e la sua imponente macina, ma anche la solidità della tradizione enogastronomica locale e il profondo rapporto che lega la famiglia al territorio del Valdarno.

In Galera

Come spiega con orgoglio il sito, “InGalera è il primo ed unico ristorante in Italia, realizzato in un carcere, aperto al pubblico sia a mezzogiorno che alla sera, in cui lavorano gli ospiti del carcere di Bollate detenuti, seguiti da uno chef e un maître professionisti, dove imparano o hanno già imparato la lavorazione dei cibi e sorprendono i clienti con ricette esclusive e ben fatte”. Il nome del ristorante non indica solo la particolare location dove ci si trova a mangiare, ma anche il carattere sociale di una sperimentazione tanto inedita quanto lungimirante

La responsabilizzazione dei detenuti, regolarmente assunti, e il carattere rieducativo della pena sono i valori che il ristorante si impegna a perseguire: un impegno che va di pari passo con l’avviamento professionale dei ragazzi dell’Istituto Alberghiero Paolo Frisi e con la decisa intenzione di rendere sostenibile a livello economico un’operazione intelligente dal punto di vista del marketing ed eccezionale dal punto di vista sociale.

Scegliere un concept

Il Visibìlio

Il Visibìlio è il ristorante gourmet firmato dallo chef stellato Giuseppe Iannotti, che Fontanelle Estate ha inaugurato nella primavera 2022 all’interno della struttura ricettiva The Club House. La caratteristica principale della proposta gastronomica è un menù degustazione al buio ritagliato sulla sensibilità e i gusti del singolo ospite: la scelta del nome richiedeva quindi particolare attenzione, viste le grandi aspettative sull’attività. Abbiamo deciso di lavorare sui termini desueti, partendo da un vocabolario antico per dare un nuovo senso alle parole: un’operazione di recupero semantico che andava di pari passo con il lavoro che Iannotti aveva in mente a livello gastronomico. Così, mentre la cucina sperimentava audaci e raffinati reinterpretazioni dei piatti tradizionali, il nome recuperava un termine poco utilizzato ma ancora persistente nell’immaginario collettivo. “Visibìlio” definisce una grande quantità e ricchezza di elementi (es. miriade, mare) ma anche uno stato di forte esaltazione (es. “andare in visibìlio”): due definizioni che si sposavano perfettamente con la moltitudine dei piatti del menù degustazione (ben diciotto!) e con lo stato di estasi che i piatti di Iannotti sono in grado di creare.

QAFIZ

Per scoprire un’altra esperienza di fine dining particolarmente ricercata – e dal nome altrettanto suggestivo – ci spostiamo a Santa Cristina d’Aspromonte, in provincia di Reggio Calabria. É qui che lo Chef Nino Rossi nel 2016 ha dato vita a Qafiz, altro ristorante apprezzatissimo da pubblico e addetti ai lavori; ed è lo stesso Rossi a spiegare, su finedining.it, la scelta del nome Qafiz. 

“Il Qafiz, o Cafiz, è una misura tradizionale araba per quantificare il volume. Oggi è ancora usata in almeno una nazione, la Libia, per misurare la quantità di olio di oliva. Equivale a sette litri circa. Da Qafiz derivano i termini cafisu, cafiso o caffiso, anch’essi utilizzati per quantificare l’olio d’oliva a Malta, in Calabria e in Sicilia, e che corrispondono a circa 16-17 litri”.

Un nome che richiama quindi la storia del territorio e l’elemento principe della sua cucina, l’olio d’oliva; e che al tempo stesso rimanda a un immaginario esotico, in perfetta coerenza con l’offerta gastronomica di Rossi. Una cucina ancorata al territorio e alla sua storia, ma capace di guardare oltre ogni confine per sorprendere i suoi ospiti con una proposta sperimentale, contemporanea e mai uguale a se stessa.